Pornopolis #16 GARTH ENNIS:NESSUNA PIETÀ VERSO I LETTORI (un articolo di Stefano Di Giuseppe)

GARTH ENNIS: NESSUNA PIETÀ VERSO I LETTORI

Questo articolo doveva essere originariamente la recensione di un libro , più precisamente del libro “Garth Ennis: nessuna pietà agli eroi” , un saggio su questo sceneggiatore di fumetti di cui oggi possiamo vedremo la trasposizione a serie TV della sua opera più conosciuta: Preacher.

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Come dicevo sopra quest’articolo doveva essere una recensione fino a che non sono arrivato alla metà di questo “saggio”, ma andiamo con ordine. Nella prima parte del libro dove si parla principalmente del lavoro di Ennis sulla serie di Hellblazazer e Preacher possiamo vedere con quanta cura ,serietà ,passione ,un po’ di cinismo, ma soprattutto obiettività venga analizzato l’operato dello sceneggiatore irlandese offrendo molti spunti di riflessione e invogliando il lettore a proseguire ,non solo con la lettura del libro, ma anche ad iniziare le serie trattate.

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Bene, questo è quello che mi è piaciuto, adesso parliamo di quello che non mi è piaciuto di “Garth Ennis: nessuna pietà agli eroi” e che mi ha spinto a trasformare questa recensione in un articolo dove dico la mia. Da questo momento in poi il libro perde l’armonia e la serietà che lo aveva caratterizzato, mi spiego subito. Questo saggio è stato scritto da più studiosi e appassionati della nona arte che hanno avuto modo di approcciarsi ai fumetti di Ennis, essendo più teste con pensieri diversi, personalità diverse e tutto il resto, il modo di ragionare è diverso giustamente. Ma qui i pensieri e soprattutto le analisi non si assomigliano minimamente, non solo per modo di porre l’argomento ma anche per tipo di profondità della trattazione, senza contare che verso la fine vi sembrerà di leggere non un saggio ma il blog di un fan di Garth Ennis pronto a lodare anche i lavori meno riusciti.

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Nella seconda parte il libro incomincia a soffrire della mancanza di un vero e proprio ordine nella trattazione delle opere di Ennis, questo non è un male di per se, ma quando si passa dalla prima parte scritta veramente bene ad una seconda in cui il livello si abbassa in modo incredibile, dove alla trattazione oggettiva si sostituiscono gli svarioni degli autori che si improvvisano critici d’arte, esperti di politica estera e piccoli Freud la cui conoscenza dell’autore è limitata ai soli fumetti la cosa incomincia a diventare leggermente fastidiosa, soprattutto quanto ti trovi a fare dei veri e propri viaggi nel tempo in stile “Ritorno al futuro” perchè giustamente hanno deciso di trattare le opere di Ennis non in ordine cronologico ma a seconda del susseguirsi degli autori.

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Avete presente quando prima vi ho detto che gli autori essendo diversi hanno affrontato la trattazione dei fumetti di Ennis con  diversi tipi di profondità e oggettività? Bene eccovi alcuni esempi: il fumetto di Hitman ,che sembra un misto tra Lobo e Sin City ambientato a Gotham , lascia spazio a molte critiche al modo di agire dei governi ,alla guerra , alla politica editoriale dei grandi colossi Marvel e Dc e ai supereroi anni ’90 tanto belli esteticamente ma che a livello di storie non valevano niente  come viene osservato giustamente. Poi dopo un po‘ arriva il capitolo dedicato alla serie di “Darkness” dove si parla del classico antieroe figo e violento  che però poi in fin dei conti è buono a modo suo, anche se prende i suoi poteri dall’inferno, come nel più classico dei fumetti anni ’90, di cui dobbiamo sorbirci tutta la storia editoriale dalle origini fino al successo e al conseguente declino. Ma la cosa che più mi fa ridere non è tanto che ora so vita morte e miracoli di Jackie Estacado(il protagonista di Darkness) perché c’è proprio un’analisi in stile Uomo fumetto dei Simpson che coinvolge anche la prima pagina del primo albo della versione originale e vaffanculo… Ma perché sto tipo non è nient’altro che la versione tarocca di Spawn il personaggio di Todd McFarleen emblema del fumetto mainstream anni’90 e se ne parla come se fosse qualcosa di nuovo che brilla per la sua originalità, quando è dalla british ivasion degli anni ’80 che vediamo superuomini darkettoni, ed è dai western dei ’70 che vediamo antieroi belli e non più necessariamente brutti e sporchi. Ma indovinate un po’ di quale gruppo fa parte la casa editrice Top Cow che pubblica Darkness?  E indovinate con quale gruppo pubblica Spawn? Ma tu guarda un po’ tutti e due personaggi Image comics solo che Spawn è nato decisamente prima, io mi farei due domande.

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Questo è uno dei casi più visibili dei diversi tipi di profondità con cui viene affrontata la critica delle “opere” di Ennis, prima però vi ho parlato anche di svarioni che vertono su temi come arte, politica e psicologia . Bene adesso parliamo anche di quelli. Se il capitolo di Darkness appena ho letto il titolo mi aveva demoralizzato,anche perché conoscevo già il personaggio a grandi line e non mi ispirava più di tanto,  adesso parliamo di un “eroe” dei fumetti che invece mi intriga molto e su cui il caro Garth ha avuto modo di lavorare: Midnighter, principalmente Batman povero con la violenza di Miller che non si è fatto problemi a dichiararsi omosessuale a differenza del pipistrello più amato dai lettori Dc (ogni riferimento al libro” Seduction of the Innocent” è puramente voluto).

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Tornando a parlare del capitolo dedicato a Midnighter devo dire che sono rimasto basito, per carità inizia bene parlando del postmodernismo e del fatto che ormai non c’è più l’animale totemico nei supereroi perché è stato superato da un pezzo, e fino a qui niente da ridire ,anzi ottima introduzione, ma quando incominci a collegarmi De Chirico ad un fumetto pop come Midnighter ma soprattutto ad Ennis allora si incomincia a sparare troppo alto. E questo non solo perché è decisamente tirato per i capelli ma perché dopo tutto sto svarione dove si mischia l’arte e la luna ,simbolo di femminilità, insieme ad altre cose l’autore defila in un paio di righi il fatto che il lavoro fatto da Ennis sul personaggio non gli è piaciuto per poi iniziare un mega svarione finale dove c’è una lettera aperta rivolta allo sceneggiatore stesso dove si millantano eventuali offese riguardanti cicli di storie curati da autori che lo hanno preceduto e altre elucubrazioni. Sinceramente non sapevo che dire dopo quel capitolo, non ho mai “visto” nessuno metterci così tanto per dire che una cosa non gli è piaciuta.

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Ci sono poi gli svarioni che riguardano la politica estera e quelli che riguardano l’analisi psicologica dell’autore, questi due aspetti non vanno distinti in quanto all’interno di tutto il saggio vengono sempre tirati in ballo nel bene o nel male, presento anche qui due casi con cui voglio farvi vedere come dietro questi svarioni,all’apparenza molo profondi, si nascondano vere e proprie pippe mentali con cui sono state riempite pagine e pagine della seconda parte di  “Garth Ennis: nessuna pietà agli eroi”. Il tema della politica in Ennis va a braccetto con il tema della guerra in tutte le sue sfumature, dove c’è politica in tutti i fumetti dello sceneggiatore irlandese c’è guerra e proprio questo tema lo si ritrova ovunque,ci sono infatti interi cicli di storie riguardanti conflitti e personaggi reali e non, forse i fumetti di guerra sono la parte più importante della produzione dell’autore, dove ritroviamo veramente tutta la sua passione per le battaglie, i soldati, i “valori” e tutto quello che c’è introno al mondo della guerra. Sarebbe veramente un peccato non parlarne in modo approfondito limitandosi a prendere in considerazione in modo sommario soltanto Unknown Soldier , il ciclo di Punisher curato da lui e i cicli dedicati a Nick Fury per poi mollare un riassuntino da quinta elementare della situazione politica e militare dei conflitti maggiori (e non) del secolo scorso  in un saggio dedicato a Garth Ennis. Se non si fosse capito è andata proprio così, questo forse perché i fumetti di guerra non rappresentano uno degli argomenti più importanti per lo sceneggiatore e non perché chi se ne doveva occupare doveva fare uno svarione su Garth Ennis bambino e i fumetti di guerra inglesi che “sicuramente” avrà letto durante la sua infanzia.

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In fine poi troviamo l’analisi del fumetto True Faith ,scritto prima della saga di Preacher di cui anticipa molti temi e che narra l’incontro scontro tra un credente ed un terrorista dell’IRA. In questa ultima analisi troviamo tutti gli elementi che abbiamo visto prima, come svarioni inutili con cui si esula dal mondo del fumetto e che portano a fare delle figure di merda quando si riassume tutto il casino provocato dal terrorismo dei membri dell’IRA e dalle mire espansionistiche del Regno Unito durato per buona parte della seconda metà del Novecento ,e ancora oggi non del tutto risolto, vissuto da Ennis durante la sua infanzia come uno scontro tra protestanti e cristiani (per chi non lo sapesse il protestantesimo fa parte del cristianesimo). Ma stacchiamoci dalla politica e rivolgiamo lo sguardo invece verso la profonda analisi psicologica dell’autore che come i suoi colleghi da bravo piccolo Freud non collega minimamente il fatto che la storia sia ambientato in un contesto politico e culturale uguale a quello in cui ha vissuto Ennis da bambino e che forse ,ma dico forse, lo ha segnato per sempre vedere il governo inglese non fare un cazzo mentre gruppi di fanatici piazzavano bombe in giro per far fuori più gente possibile in nome della religione, proprio come si vede nei suoi fumetti.

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Che dire? Almeno la postfazione riprende i toni un po’ più seri della prima parte e finalmente si vede la  parabola discendente che sta caratterizzando Ennis dal Duemila in poi dove ha smesso di “innovare” e ha incominciato a fare storie alla Ennis come The Boys e Crossed, dove principalmente si diverte. Proprio  Crossed non viene analizzato per niente dagli autori, ci sono solo citazioni ma nulla di più e forse è un bene dato che ci vorrebbe una bella faccia tosta a parlare seriamente di questo universo narrativo dove tramite la scusa del morbo che imperversa e qualche storia strappalacrime l’autore può dare sfogo ad ogni suo capriccio narrativo.

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Dopo aver letto questo saggio non ho proprio un’alta concezione del signor Ennis, prima di tutto il tizio e riuscito ad arrivare sulla 2000 A.D. che è una delle riviste più fighe in circolazione e se ne è andato per seguire la DC in America, ho avuto modo di leggere le storie di molti autori della 2000 A.D. e questo mi fa pensare che ad Ennis non piaccia tanto il confronto con autori che sono decisamente più violenti e tecnicamente più bravi di lui. Arrivato in America poi si è messo a scrivere storie da finto fumetto underground seguendo in tutto e per tutto le dinamiche del fumetto pop, permettendosi anche di criticarlo per la sua povertà di contenuti e soluzioni narrative quando se si togliessero le scene di sangue e il black humor dalle sue sceneggiature non ci resterebbero altro che 2 o 3 fogli. In conclusione per me Garth Ennis rimane un autore sopravvalutato come tanti, con questo non sto assolutamente dicendo che non sia bravo ma arrivare a paragonarlo ai veri grandi del fumetto come Alan Moore e Mille è decisamente esagerato come molti stanno facendo oggi. Rimane un autore più che competente nel campo mainstream del fumetto ,e questo non è necessariamente un male, anzi le sue storie sono più che godibili ma sono fatte principalmente per divertire il lettore non per insegnarli per forza qualcosa. Ennis è bravo appunto in questo, sa far divertire il lettore adulto e meno adulto con storie che riescono a far staccare un attimo la presa e se non sei capace non le riesci a fare queste cose anche se non è una leggenda vivente.Spesso per evitare le critiche degli altri cerchiamo di rivestire con una parvenza di serietà intoccabile le cose che ci piacciono, non so voi ma quando mi domandano perchè leggo Ennis non cerco di arrampicarmi sugli specchi parlando di critica sociale o psicologia dico la verità: IO LEGGO ENNIS PERCHÈ È  DIVERTENTE.