Quattro chiacchiere con Nicolas J. Roncea (un’intervista di Alessandro Di Giuseppe)

Ho conosciuto, musicalmente e personalmente, Nicolas J. Roncea ad uno showcase in cui stava presentando quello che, in quel periodo, era il suo ultimo disco: “Old Toys”. Inutile dire che è diventato subito un ascolto costante ed una ispirazione per scrivere le mie canzoni di cui non frega nulla a nessuno. Con un disco appena sfornato, uno in lavorazione e un milione di altri progetti, Roncea ha trovato il tempo di rispondere alle nostre domande su “Eight”, il suo ultimo progetto musicale, e sui suoi dischi precendenti.

Ok, buon Nicolas, prima di tutto, benvenuto su “Synapsis”. Sì, puzziamo un po’, siamo brutti, qualcuno di noi è anche peloso, ma non facciamo male a nessuno. Prima di iniziare con le domande a raffica su “Eight” e sui tuoi dischi da solista, parliamo un po’ di te: su internet si legge che militi nei Fuh, negli Iomonadestanca, suoni basso, chitarra elettrica, acustica, sintetizzatore, canti, partecipi a videoclip, hai musicato il reading del libro “Il Malinteso” di Enrico Botti, fai date in tutta Europa, fai da ufficio stampa ad eventi musicali. Ma nel tempo libero, se ne hai, chi sei?

Il tempo libero è davvero molto poco. Oltre ai progetti da te citati ce ne sono altri che porto avanti e che occupano uno spazio considerevole: scrivo su una testata giornalistica online a proposito di arte, cultura ed eventi sul territorio dove vivo ovvero la provincia di Cuneo; collaboro con Mattia Calvo, leader de La Moncada, una delle migliori band italiane del momento a mio parere; mantengo viva la collaborazione con Enrico Botti, con il quale, oltre a condividere un duo acustico di cover e blues, stiamo lavorando ad uno spettacolo. Cerco di ritagliarmi anche una fetta di tempo per me leggere e stare con gli amici.

Anche io suonicchio e canto. Ricordo perfettamente il primo disco che mi ha fatto innamorare della musica (“Rimmel” di Francesco De Gregori), la prima canzoncina che ho provato a scrivere (una canzonaccia che parlava di un guerriero), il disco ( “Il Vile” dei Marlane Kuntz) che mi ha fatto pensare: “Nella vita voglio scrivere canzoni, bere e andare in tour!” e il mio primo gruppetto di cover fatto con gli amici. E tu? Qual è il disco con cui ti sei innamorato della musica? Quale ti ha fatto decidere di farlo di mestiere? Come si chiamava il tuo primo gruppo? Ti ricordi qualcosa della primissima canzone che hai scritto?

Sul disco che mi ha fatto innamorare della musica, sarò banale ma è “Nevermind” dei Nirvana. L’ho scoperto alle scuole medie, su consiglio di un amico più grande, e ricordo che dalla prima schitarrata di “Smells Like Teen Spirit” alla chiusura di “Something in the way” rimasi immobile, seduto alla mia scrivania, con le cuffie. Era una musicassetta e il giorno dopo andai a comprarmi il cd. Il mio innamorarmi della musica coincide anche con la mia decisione di iniziare a suonare uno strumento (il basso) e da lì il via. Il mio primo gruppo si chiama Fuhgawz che poi diventarono i Fuh, band con la quale ho fatto delle esperienze fantastiche e che al momento purtroppo è ferma, anche se c’è una certa voglia di ricominciare. La mia prima canzone, incredibilmente, non me la ricordo. Ce ne sono diverse che mi vengono in mente (solo a pensarci mi viene da ridere) ma non riesco ad indicarne una come “la prima”.

Un paio di giorni fa ho riascoltato “News From Belgium”, il tuo primo lavoro da solista, e mi è sembrato (non prenderla come una velleità da studente del DAMS) una specie di versione musicale de “I quattrocento colpi” di Truffaut: un disco diretto, pieno di genialità, di tecnica, di grazia, con un buon ritmo e quella grana un po’ “sporca”, un po’ “homemade” che lo rendondo una piccola perla. Vuoi dirci qualcosa su questo disco? Qualche ricordo, qualche aneddoto sulla stesura dei testi, le registrazioni e i rapporti con “I Dischi Del Minollo”, l’etichetta che l’ha distribuito?
“News from Belgium” l’ho registrato perché mi ha convinto, in un certo senso, Frank Alloa (batterista de La moncada, Roncea, Airportman e boss di Goat Man Records) a fare un disco, che lui stesso ha prodotto, come solista. E’ molto naturale e sincero: ho suonato tutti i brani in presa diretta chitarra e voce e, in un secondo momento, abbiamo aggiunto qualche leggero arrangiamento. E’ un disco che rappresenta un periodo particolare della mia vita e ci sono molto affezionato. Ho mandato poi il disco a I Dischi Del Minollo e così nacque la collaborazione con Francesco Strino: una persona bella, gentile ed appassionata.

Il tuo disco successivo è “Old Toys”: uno dei tuoi lavori che ho ascoltato di più . L’ho trovato molto più intimo, più personale: mi ha dato l’idea di canzoni nate in una cameretta, mentre fuori piove o nevica, e con poco lavoro di lima. Un disco fatto come piace a me! Forse sto dicendo una castroneria, ma mi ha dato questa idea. In realtà, poi, leggendo chi ha collaborato con te nell’arrangiamento, ci sono nomi importanti del panorama musiale italiano. Uno su tutti? Luca Ferrari (batterista dei Verdena). Le domande sono diverse: come hai affrontato la stesura di questo disco? Come è stata la collaborazione con i “Marta Sui Tubi” e i “Verdena”? Questa è la seconda uscita con “I Dischi Del Minollo”. È stata una scelta tua o è legata ad un contratto di edizione e distribuzione? Da “Old Toys” sono stati estratti due video: “Leave Me Alone” e “Old Toys”. Come è stato girare questi videoclip?
E’ stata una grande fortuna aver avuto la possibilità di collaborare con artisti di questo calibro: Luca l’ho conosciuto perché, con i Fuh, abbiamo aperto diversi concerti dei Verdena. Durante le registrazioni gli mandai un brano e lui accettò la mia proposta di venire in studio a registrare la batteria. Un musicista pazzesco. Il produttore di “Old Toys”, il mio amico Andrea Brasolin, lavorava con I Marta Sui Tubi e così fece ascoltare il brano a Carmelo Pipitone e Mattia Boschi, che mi fecero questo grandissimo regalo. In seguito con Carmelo abbiamo anche fatto un tour in duo. Un’esperienza bellissima per me.
Ho scelto di collaborare nuovamente con I Dischi Del Minollo per il secondo album perché mi sono trovato molto bene ed entrambe le parti erano entusiaste all’idea di lavorarci insieme.
Girare i videoclip è una cosa che mi mette un po’ in difficoltà. Il video di “Leave me alone” è stato realizzato nello studio dove ho registrato in campagna mentre “Old Toys” è stato girato in un bosco, dove non faccio altro che rincorrere una bionda, che alla fine non riesco a prendere, ovviamente. Entrambi i video sono stati girati da Daniele Ferrero. Mi sono divertito un casino.

il video della title track “Old Toys”

E siamo arrivati ad “Impossible Roncea”: il tuo disco che mi ha fatto innamorare di Roma. Ok, questa la spiego un attimo: l’ ho ascoltato e riascoltato un milione di volte mentre tornavo da o andavo a Roma e la tua musica l’ha resa perfetta e magica. Ok, lasciando perdere le mie storielle personali, “Impossible Roncea” è un lavoro veramente interessante, molto diverso dai primi due: un disco fatto di loop, di suoni sintetizzati, di campionamenti, accordature aperte e distorsioni. Come mai questa scelta? Questo è un ep uscito soltanto online, in free download, in Creative Commons. Qualche anno più tardi, i Fast Animals And Slow Kids useranno questa pratica, quella dei Creative Commons, per far uscire il loro “Hybris”. La scelta dei Creative Commons e del free download era voluta da te o da fattori altri? Quanto lavoro c’è stato dietro questo ep? Sei soddisfatto? Credi ripeterai l’esperienza?

“Impossible Roncea” è un ep nato in un periodo in cui, a causa di una forte tendinite, non potevo suonare. Per questa ragione vengono usati sintetizzatori e tante chitarre (ho usato accordature aperte e suonavo praticamente solo con un dito). Incrociando le chitarre, i suoni elettronici e mille voci è venuta fuori una cosa che mi ha convinto e così ho deciso di pubblicarla. Ha collaborato all’uscita la netlabel Yo, che utilizzava la pratica creative commons. Una volta terminato “Eight” ho intenzione di fare il volume due di “Impossible Roncea” perché non vedo l’ora di rimettermi a giocare un po’ e produrmi un disco da solo.

link per scaricare l’ep “Impossible Roncea”

“Eight” è il tuo ultimo lavoro. È un progetto a lungo termine, ce ne parli?

Si tratta di una trilogia dove ogni album contiene 8 brani, 7 originali ed una cover.
Il primo episodio è già uscito e sono molto contento delle recensioni positive che ha ottenuto. Si tratta di un disco semplice: chitarra e voce, senza ulteriori arrangiamenti. Sto ora lavorando parallelamente alla seconda parte, dove ci sarà una band con chitarra basso e batteria con un sound più “rock” e la terza parte, che vedrà la collaborazione di diversi archi, fiati e timpani e sarà arrangiato da Claudio Salis.
“Eight” non sarebbe mai nato senza Pol Bergese: produttore, amico e grande appassionato di musica.

Il primo capitolo è molto intenso, diretto, divertente e divertito: hai scritto il classico bel cd da ascoltare in macchina, passare agli amici, imparare a suonare e mettere in sottofondo nei momenti più romantici con il proprio partner. Come hai scelto le canzoni? In quanto tempo è avvenuta la stesura? Mi ricordo che un paio di canzoni (“Sand In My Eyes” e “Mary J.”) le suonasti in un paio di concerti già un anno e mezzo fa. Tutti i pezzi sono usciti su youtube, suonati in acustico. Mi è piaciuta molto questa scelta: rende la bella musica disponibile per tutti. E poi mi ricorda molto i tuoi concerti. Come mai questa scelta? Dove hai registrato i video? È stato difficile?

Per ogni brano è uscito un video su youtube grazie alla collaborazione dei due videomaker Riccardo Fissore e Roberto Ruzzi, ai quali devo tonnellate di “grazie”. Non è stato troppo difficile realizzarli perché si tratta di video semplici, senza attori, ne costumi di scena o scenografie ma ammetto che l’impegno a livello di tempo è stato notevole. Abbiamo scelto qualche posto che ci piaceva ed abbiamo fatto i video piano piano. C’è anche un video girato nel mio salotto 😀

uno dei video del disco “Eight”

Ok, ultime due domande: un paio d’anni fa, quando ti incontrai per la prima volta, dopo una tua serata, mi ricordo che ti chiesi se la musica “pagava”, se era una cosa con cui potevi campare e ti faceva vivere meglio. Qualcosa è cambiato nella tua vita, nell’ultimo periodo? Cosa consiglieresti ad un musicista o ad una band che inizia a scrivere musica oggi, nel 2015?

Vado avanti con il mio lavoro affiancato alla musica. Ho la fortuna di potermi ritagliare degli spazi significativi e di potermici dedicare intensamente.
Sicuramente qualcosa è cambiato: ho fatto tanti concerti, conosciuto persone nuove, aperto nuove collaborazioni e arricchito la mia esperienza. Se vogliamo parlare della questione economica ti posso dire che sono il classico “giovane under 30” che ha la partita Iva, viene impiccato dalle tasse ed è assunto da tutti e da nessuno allo stesso tempo. Yuhuu!
Un consiglio? Ammetto che è una cosa che non so proprio fare. Credo sia importante considerare la musica come qualcosa di essenziale per se stessi. A me fa stare bene e mi sento appagato quando scrivo, quando registro o faccio le prove, quando faccio i concerti.. Ovviamente la passione da sola non porta a nulla ed è necessario metterci dell’impegno. Bisogna dare alla musica, non chiedere.