“Scusi, è già passato il 23 direzione morte?” “No, lo sto aspettando anche io. Mi fa compagnia?”. “Piccoli Suicidi Tra Amici”: quando uno sconvolgente fatto di cronaca nera, diventa un ottimo libro (di Alessandro Di Giuseppe)

In questi ultimi anni, più o meno dal 2007: anno della pubblicazione, in Italia, del libro “Uomini che odiano le donne”, si percepisce un’attenzione maggiore verso la letteratura nord europea, soprattutto le “Nuove uscite”, che spesso diventano Best Seller che poi si trasformano in film di successo (ma il cinema, si sa, nel bene o nel male, riesce a vampirizzare tutto. Non è un caso, infatti, che Stanley Kubrick, nella sua lunga carriera fatta di due categorie di film: i film bellissimi e i capolavori, non abbia, tranne in un caso, scritto un soggetto originale per un suo film. “Tutto ciò che può essere scritto, può essere filmato” diceva. E poi, altra frase emblematica: “Esistono già i libri pieni di storie da raccontare, scriverne altre sarebbe inutile”. Ma non è di Kubrick che si sta parlando e questa parentesi, estremamente lunga, vi sta annoiando. Quindi la chiuderò tra 3…2…1… ORA!). Non soffermandoci sulle strategia di marketing di un settore, quello dell’editoria, che è già di per sé marcio, dirò che il fenomeno esterofilo, soprattutto in Italia, attecchisce sempre bene. Con questa nota un po’ polemica ed un po’ rompicoglioni (lo ammetto: ho iniziato a scrivere per rompere le palle alla gente!), non voglio sminuire il talento di tanti scrittori- anche perché, se in Italia non fossimo tutti un po’ esterofili, non avrei mai letto Stephen King, Clive Barker e Charles Bukowski- che si vedono ripubblicati anche in prestigiose edizioni, ma voglio ammettere soltanto di essere, come dire?, un po’ in retroguardia, controtendenza e in posizione critica rispetto ai grandi gusti collettivi del momento che, tendenza degli ultimi anni, cambia anche il significato delle parole (andate a cercarvi la parola Hipster e scoprirete che, negli anni ’40, significava una cosa molto ma molto diversa). Detto ciò, e sottolineando il fatto che conoscono almeno cinque grandi scrittori underground che meriterebbero una vastissima distribuzione, anche io sono un possessore della Mondadori Card e partecipo all’offerta “Euroclub”. Adesso, quest’informazione potrebbe sembrare inutile, ma in realtà dice molto di come la penso, o meglio la pensavo, fino ad adesso sui libri svedesi e nord europei che arrivavano tradotti in Italia: nel catalogo Euroclub, infatti, sfogliando le pagine con i vari titoli, si arriva alla sezione “Giallo Svezia”. Ecco, non so voi, ma vedere dei libri categorizzati “Giallo Svezia”, a me toglieva ogni voglia di comprarli o leggerli. Per carità, c’era gente eccellente dentro, gente tipo Jo Nesbø e Stieg Larsson, ma io avevo un blocco: non riuscivo a leggerli. Poi un caro amico mi disse che aveva letto un bellissimo libro, scritto da un finlandese e che dovevo leggerlo assolutamente. Con la mia spocchia intellettuale, gli proposi uno scambio libro: io gli avrei prestato “Il Sale” di Jean-Baptiste Del Amo (se non l’hai letta, vai alla recensione, la trovi in questa stessa categoria) e lui mi avrebbe prestato quel libro. Ebbene, l’ho letto, me ne sono innamorato. Eccone i motivi:

Suicidi

TRAMA:
Onni Rellonen, dopo il fallimento della società di cui era direttore, decide, in un placida notte uguale a tante altre, che l’unica cosa che gli resta da fare, per dare un senso alla sua vita, è suicidarsi. Per porre fine alle sue sofferenza, sceglie un appartato granaio vicino casa sua. Quando apre la porta, però, scopre che qualcuno, avuta la sua stessa idea, si è infilato un cappio al collo e sta per dare l’ultimo saluto alla Terra. Tuttavia, l’incursione di Onni lo spaventa e decide di rimandare il suicidio. I due si presentano e scopriamo che “l’ospite” del granaio si chiama Hermanni Kemppainen ed è un vecchio colonnello in pensione. Dopo una notte e diversi giorni passati a parlare, fitto fitto, di quanto il suicidio sia l’unica soluzione possibile, i due decidono che togliersi la vita da soli, in modo maldestro sarebbe brutto e di cattivo gusto. Perché non radunare altri aspiranti suicidi, capire quanto siano intenzionati a farlo e farlo tutti insieme? Ma come radunarli? Ma nel modo più semplice: un’inserzione sul giornale! Ben presto rispondono all’annuncio centinaia di persone? Come fare per gestire tutta quella mole di lettere? Ma è naturale: cercare, tra gli aspiranti suicidi, qualcuna che sappia fare quel lavoro. Ben presto i due risolvono l’enigma incaricando Helena Puusaari, vicepreside di un liceo, con una grande esperienza in lavori di segreteria. I tre decidono di organizzare un evento, riunendo tutti gli aspiranti suicidi, per parlare del suicidio e delle diverse e migliori possibilità di farlo. Da qui si crea una comitiva intenzionata a farlo ed un mezzo di trasposto: un super pullman da cinquecento posti di uno degli aspiranti suicidi. Parte quindi un viaggio per buttarsi tutti nel mare del nord. Ma il giorno previsto per il suicidio di massa, qualcosa va storto: il posto non va bene! si lamentano tutti. Meglio la svizzera. La comitiva ripartirà. Questa volta ci riusciranno a togliersi la vita?

 

Datato 1990 ma arrivato da noi soltanto nel 2006, “Piccoli suicidi tra amici” è  il diciassettesimo libro dell’autore finlandese Arto Paasilinna.  Un libro che riflette molto su una questione tragicamente molto vissuta di paesi nord europei: il suicidio. Se non lo sapeste, infatti, Finlandia, Svezia e Norvegia, oltre che essere i posti in cui è nato e si è sviluppato il Black Metal, sono gli stati in cui due sono i problemi sociali principali: alcolismo e suicidio. E quale modo migliore di parlare di questioni serie, se non prendendole a ridere? Il libro infatti, lungi dall’essere una prosopopea deprimente, offre molti spunti comici, divertenti. Certo, si tratta di un umorismo un po’ nero, ma chi non ne gode?

Un romanzo che è anche un viaggio alla scoperta di tutto quel nord europa un po’ freddo, un po’ artico, ma indubbiamente meraviglioso, che vi scalderà il cuore

Consigliatissimo a tutti

Voto: 8