…Tipo Agatha Christie sotto acido! “Una lucertola con la pelle di donna”: tra ossessione, perversione, omicidio e psicanalisi (una recensione di Alessandro Di Giuseppe)

Per anni, prima che arrivasse la banda larga, internet, i forum, 4chan, reddit, Facebook e i siti porno gratuiti, in Italia, tra appassionati del genere, si discuteva (a volte arrivando anche alle mani) su chi fosse più bravo tra Dario Argento e Lucio Fulci. I due registi, simili ma estremamente diversi, non hanno quasi mai partecipato al dibattito. Oddio, in realtà non è del tutto esatto: Fulci, in quella stupenda intervista che è “La notte americana del dottor Fulci” (la trovate su Vimeo e potete affittarla per 2 euri e novantanove centesimi), oltre che a ribadire la sua visione marxista leninista della vita- un materialismo storico cinico e divertito- dichiarò che i registi come Dario Argento, quelli che fanno delle proprie ossessioni, delle proprie paure e delle proprie ansie uno stile di vita, non riescono a godersi la vita. Ma che Fulci fosse contro la psicanalisi era una cosa risaputa: dichiarò che “quelli che vanno dagli psicologi dovrebbero capire che tutta la cosa nacque da un signore che si chiamava Sigismondo Freud che, avendo bisogno di soldi per comprarsi la cocaina, si inventò la psicanalisi. In realtà rubò la confessione ai cattolici ma, invece che farla pubblica, la fece privata” e chiamò uno dei suoi mostri “Freudstein” (capite? Freud-stein). Dario Argento, dal canto suo, non è tutto ligio e immacolato. Perché? Tra il 1970 e il 1971 girò tre film importanti sia per la sua carriera che per il cinema italiano: “L’uccello dalle piume di cristallo”, “Il gatto a nove code” e “Quattro mosche di velluto grigio”. Sono film importanti per la sua carriera, perché “L’uccello dalle piume di cristallo” è l’esordio al cinema di Dario Argento. Sono film importanti per il cinema italiano perché inaugurano un genere, quello dei gialli “animaleschi”: tutta quella lunga serie di pellicole, anche a basso e bassissimo costo, che usavano l’espediente dell’animale (o semplicemente nominavano un animale nel titolo) per portare gente al cinema. Il 1971 e il 1972, tuttavia, sono anni importanti anche per Lucio Fulci. Anche lui, infatti, scrive e dirige tre film importantissimi per la sua carriera: “Una lucertola con la pelle di donna”, “Nonostante le apparenze…e purché la nazione non lo sappia… all’onorevole piacciono le donne” (pellicola controversa, film in stile commedia sexy all’italiana che fu sequestrato perché un deputato della DC si rivide nel protagonista) e “Non si sevizia un Paperino” (a detta dello stesso regista, il suo film preferito. Oltre, naturalmente, a “Beatrice Cenci”). Questi tre film inaugurano una nuova “svolta” nella carriera di Lucio Fulci che dal suo esordio con “I Ladri”, del 1959, fino ad “Operazione San Pietro” del 1967 aveva girato praticamente solo commedie (13 solo con Franco e Ciccio, coppia che portò al cinema da protagonisti; i primi musicarelli di Adriano Celentano, altro personaggio scoperto e creato da lui) ed un western. Per chiudere questo (lungo) cappello introduttivo, diremo che, le ostilità tra Argento e Fulci si “risanarono” poco prima della morte del secondo: Dario Argento, infatti, si prodigò per produrgli un film, in realtà mai realizzato. Ma bando alle ciance ed iniziamo a parlare subito del film:

Fulci

Titolo: “Una lucertola con la pelle di donna” Anno: 1971

Regia: Lucio Fulci Sceneggiatura: Lucio Fulci, Roberto Gianviti

Cast: Florinda Bolkan, Stanley Baker, Jean Sorel, Anita Strindberg, Leo Genn, Alberto De Mendoza, Penny Brown, Mike Kennedy

Trama:

Carol Hammond (Florinda Bolkan), castigata e repressa figlia di un avvocato inglese, è la seconda moglie di Frank, arrivista e senza scrupoli avvocato che pratica nello studio del padre di lei. La famiglia di Carol abita in una lussuosa e borghese casa di Londra. Nella casa accanto abita Julia Durer (Anita Strindberg): una ragazza libertina, mondana e sessualmente disinibita. Ogni sera, Julia organizza festini a base di musica rock, alcool, droga ed orge. Carol è ossessionata da uno strano sogno ricorrente: si vede attraversare dei lunghi corridoi pieni di gente nuda, arrivare in una stanza da letto tutta rossa, trovarci dentro la sua vicina di casa ed essere soggiogata da lei, piegarsi ai suoi voleri sessuali. Racconta di questi sogni al suo psicanalista che registra tutte le sedute. Una notte, in uno di questi strani sogni, lei uccide, con un tagliacarte, la vicina di casa. Per l’analista è un buon segno: significa che, grazie all’omicidio, lei si è liberata da un blocco. Un paio di giorni dopo, però, la vicina di casa viene trovata morta, nella sua camera da letto, una camera da letto del tutto uguale a quella del sogno, vestita come nel sogno ed un tagliacarte, una pelliccia ed una sciarpa bianca vengono ritrovate accanto al letto della vittima. Di chi è la colpa? E perché, la sera precedente all’omicidio, dopo una strana telefonata, il padre di Carol ha chiesto a Frank se avesse un’amante?

Un giallo intricato, sordido e contorto dal ritmo incalzante, blues, acido e, a volte, quasi stordente. L’ambientazione londinese, plumbea e battuta dalla pioggia, ben si adatta alla storia: infatti, oltre a racchiudere in sé tutto quell’immaginario un po’ gotico di stampo Hammer (se non sai cosa sia la Hammer, vai subito a cercarti e guardarti qualche film), era anche la patria di Sherlock Holmes, il più noto dei detective privati. Ma Londra, in questo senso, è anche dipinta e descritta come la città della controinformazione, del rock, della droga, del sesso libero. In parole povere, Londra era la patria della libertà. Non è un caso, quindi, che questa città sia il set perfetto per questa storia: una storia di repressione, ricatti, insoddisfazioni, vizi privati, pubbliche virtù e non detto. Fulci tratteggia, attraverso le meravigliose scene oniriche (o di delirio? o di acido? A voi scoprirlo) un ritratto dell’alta borghesia crudele e demolente. A tratti, e per i più esperti, non potrà non ricordare pellicole come “Society: The Horror”. Un secondo, vi spiego: in questo film non ci sono orge incestuose tra esseri deformi che controllano l’universo, ma è l’idea alla base del film- il putridume sotto l’apparente calma placida esteriore- che li rendono simili. Non sono un grande amante dei nudi integrali nei film (anche se, devo ammetterlo, mi ci sto abituando), ma in questo film ogni scena di nudo, ogni scena erotica è funzionale alla trama e alla caratterizzazione dei personaggi: il nudo svela i sogni segreti e inconfessabili dell’alta società, li rende umani e ne spiega il modus vivendi. Il rapporto saffico, forse più mentale che fisico, tra le due protagoniste, non può che far tornare alla mente quello tra le due protagoniste di “Mulholland Drive” di David Lynch: psichico, sordido, malato e quasi incestuoso.

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E se tutto questo non dovesse bastare, in sottotesto, quasi come una specie di MacGuffin, Fulci inserisce una sottotrama di carattere polemico e sociale: la storia di Frank. Un uomo vile, viscido, che porta avanti due relazioni: una con la sua compagna di letto conosciuta arrivando a Londra dopo un divorzio;l’altra con la figlia del capo. Non sarà un caso che, presto o tardi, arriveremo a sospettare anche lui dell’omicidio. Ma di Hitchcock non c’è soltanto il MacGuffin: l’intera struttura del film si nutre a piene mani dal classico giallo alla Hitchcock con un paio di chiare citazioni da “Psyco” e da “Gli Uccelli”. Un giallo che vi terrà incollati allo schermo (o al monitor) da cui lo guarderete. Una Florinda Bolkan al massimo della sua capacità recitativa (le sue vette recitative, a mio modestissimo avviso, sono due: “Non si sevizia un Paperino” e “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”), un cast di comprimari della stessa caratura, un ottimo montaggio alternato nelle primisse sequenze. Cosa volete di più da un film?

Sguardo

Per concludere, una piccolissima storia: in una scena del film si vedono tre cani squartati ancora vivi, appesi in una strana stanza sterile dell’ospedale e tenuti in vita tramite dei tubi che entrano nel cuore degli animali. Il trucco, sapientemente inventato e portato in scena da Rambaldi, fece guadagnare al film il ritiro dalle sale ed un processo per violenza sugli animali. Fulci e Rambaldi, chiamati a testimoniare in aula, costruirono il trucco davanti alla giuria e lo azionarono. Il risultato? Il film tornò al cinema e qualcuno si sentì male.

In definitiva, un ottimo film da guardare e riguardare.

Questo è il trailer: http://https://www.youtube.com/watch?v=l5OcRxaKo58

Voto: 8