“… Ed è a Midian che stanno i mostri”. I Cradle Of Filth: tra epicità, amore, morte e vampirismo (di Alessandro Di Giuseppe)

Nel 1986, un signore finì di scrivere un libro e lo mandò ad un editore. Quel libro, per lui, era molto ma molto importante: aveva quella storia, quell’idea in mente da almeno dieci anni e ci aveva messo, più o meno, lo stesso numero di anni per completarla. Una storia come un’altra, direte voi. Uno scrittore come tanti di noi e forse, penserete, anche un po’ troppo lento. Bene, se è questo quello che state pensando, devo dirvi che quello scrittore lentissimo si chiamava Stephen King: il re dell’horror moderno. E come si chiamava quel libro? Ma, naturalmente, quel libro è uno dei suoi capolavori indiscussi: “I.T.”. Se non hai mai letto o guardato il film di “I.T.”, meriti di morire tra atroci sofferenze e macabre torture. Ma prima di morire, ti spiegheremo, in quattro parole, di cosa parla questo libro: “I.T.” è la storia di un gruppo di amici che, crescendo, dovranno affrontare, una volta per tutte le loro paure. Detta così, sembra la cosa più banale del mondo, ma penso che King abbia detto all’editor una cosa del genere: “Ehi Bob (nome inventato) ho scritto un nuovo romanzo” “Grande! Di cosa parla?” “Di un gruppo di ragazzini che, diventati grandi, devono finalmente affrontare le loro paure” “Fico! Quante pagine sono?” “1238!”.

Comunque, di “I.T.” tutti ricordiamo Pennywise: il terribile è famelico clown, incubo dei ragazzini, che tormenta i nostri protagonisti. Preparatevi a rivivere il trauma della vostra infanzia tra 3..2..1… BOOM!

Penniwise

Comunque, oltre ad avervi rovinato il sonno per almeno un mese, noi del SynapsisBlog i libri li leggiamo, li rileggiamo e li citiamo spesso. E di quel libro, maestoso e magnifico ad ogni capitolo, ricordiamo quasi tutto. Certo, tra un po’ lo rileggeremo, ma adesso vogliamo concentrarti su una citazione che apre la seconda parte dell’opera. Perché? Perché è una piccola citazione, adesso vi risulterà anche un po’ banalotta, di un libro che, all’epoca, non era ancora stato tradotto in Italia e forse, ripeto forse, dobbiamo a Stepehen King la traduzione in Italiano. Il libro si chiamava “Book of Blood” e la citazione, tradotta, recitava “Siamo tutti libri di sangue: ovunque ci apri, siamo rossi”. L’autore è Clive Barker: il folle ideatore di “Hellraiser” e dei “Libri di Sangue”

clive-barker

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Clive Barker, adesso, è un nome notissimo nell’ambiente dei lettori e degli scrittori di Horror ma fu proprio il Re a “scoprirlo” e prenderlo sotto la sua ala. Lui stesso lo definì il suo degno erede. E se ti sta piacendo questa cosa ma non riesci a capire cosa c’entra con la rubrica musica, ti spiego subito l’arcano: nel 1990, quattro anni dopo l’uscita di “I.T.”, Clive Barker gira un film: “Cabal”.

Nightbreed

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il film, un b-movie a bassissimo badget e “sorvegliato” da David Cronenmberg, è una storia di mostri e altri mondi e guerre sante e sacre di una razza di demoni. Tuttavia, nonostante qualcuno di voi sia già venuto nei pantaloni, la versione definitiva, con il director’s cut, è arrivata soltanto 20 anni dopo e abbiamo scoperto che “Nightbreed” doveva essere il primo di una triologia, naturalmente mai prodotta, su questi demoni. Il film è stato tratto dal suo romanzo. Ancora non ti è chiaro quando inizieremo a parlare di musica. Proprio adesso: nel 2000, un altro signore, molto più basso di Stephen King e poco più basso di Clive Barker, legge il romanzo da cui è stato tratto il film, se ne innamora e decide di scriverci un album sopra. Cose banali, direte voi. Certo, banalissime, se lui non si chiamasse Dani Filth e se la band non si chiamasse “Cradle Of Filth”. Come, adesso avete capito di che album sto parlando? No? Beh, prendete un respiro profondo e preparatevi ad un viaggio verso la terra dei morti, preparatevi ad un viaggio verso “Midian”:

Midian cof

TITOLO: Midian

ANNO: 2000

BAND: Cradle Of Filth

ETICHETTA: Koch Records

TRACKLIST ORIGINALE:

1) At the gates of Midian
2) Cthulhu Dawn
3) Saffron’s Curse
4) Death Magick For Adepts
5) Lord Abortion
6) Amor e Morte
7) Creatures That Kissed in Cold Mirrors
8) Her Ghost In The Fog
9) Satanic Mantra
10) Tearing The Veil from Grace
11) Tortured Soul Asylum

 

Parlare di un disco che ha segnato una fase della tua vita, non è mai facile: si rischia sempre di essere troppo lirici e poco oggettivi. Beh, correrò questo rischio. Quarto album dei Cradle Of Filth, band symphonic black metal, “Midian” è uno di quegli album che, una volta ascoltati, rimangono per sempre nella mente e nel cuore di ogni adolescente turbolento e amante della poesia. Le danze si aprono con “At The Gates Of Midian”: una intro dalle atmosfere fumose e spettrali che ci porta ai cancelli di Midian, un cimitero spettale, una specie di porta che si apre su un altro mondo, quello dei mostri. La traccia successiva ci butta in questo inferno su misura: dalle viscere della terra sta sorgendo Chtulhu, il mostro, la divinità lovecraftiana che distruggerà la terra. Dopo un inizio così, cosa possiamo aspettarci? Ma naturalmente una storia di suicidi e maledizioni, di follia e amore, di sadismo e morte. Il nostro viaggio, dopo questo strano incontro, ci porta alla corte di uno strano imbonitore che spiega, ai suoi adepti, alle tristi anime, ai mostri che lo circondano, la formula magica, la magia nera scritta nel suo blasfemo grimorio. Lui è il Re dell’Aborto, l’Anticristo, il male generato dalla bassezza, dalla meschinità e dal vizio degli uomini. E quello è il suo regno: un regno di morte e disperazione, di abominio e blasfemia. Il nostro viaggio, a questo punto, ci porta ad assistere, ben nascosti nella boscaglia, ad una scena abominevole: un mostro inguardabile, feroce e famelico, vìola, in una specie di macabro sogno, una ragazza indifesa. Il mostro, dopo averci visto, si avvicina e ci racconta una storia d’amore e di sofferenza: la storia di un’omicidio, di amore, di peccato e fantasmi. Ed è forse questa traccia, “Her Ghost In The Fog”, che da il senso della musica dei Cradle Of Filth: Amore e Morte. “Satanic Mantra” è una specie di nenia, di cantilena sacrilega uscita dalla bocca di Lucifero e che racconta di un angelo pervertito che da la luce di Dio agli uomini. Ed è forse questa nenia che ci spinge a strappare il velo della bellezza, a scoperchiare le bare, a toglierci le maschere e a mostrarci per quello che siamo: dei mostri. Tuttavia, impazzendo per i nostri crimini, per la nostra “banale” ed inutile moralità, non potremmo che finire internati in un manicomio: il manicomio delle anime in pena.

Cos’altro aggiungere? Un disco complesso e crudo, gotico e romantico. Le liriche, dal profondo gusto letterario, sono chiaramente ispirate ai grandi “maestri” della scrittura gotica classica: Mary Shelley, Bram Stoker, Milton, Lovecraft. L’atmosfera che si respira nel disco è marcia e sporca. Ed è forse questo il senso di quello che ci dicono questi demonietti: noi siamo sporchi, marci e brutti e nasconderci sotto le maschere non potrà salvarci perché le tenebre, e nelle tenebre, le nostre maschere non contano più e, dopo la morte, non finiremo in nessun paradiso o inferno. Ma a Midian: il luogo dove stanno i mostri

COF

VOTO: 10