Quando Arthur Conan Doyle e Oscar Wilde scrissero un libro insieme… e lo diedero alle fiamme. Douglas Preston & Lincoln Child, “Nel Fuoco”: una recensione (di Alessandro Di Giuseppe)

L’altro giorno, dopo pranzo, ero sdraiato sul mio letto, che guardavo il soffitto. L’abbiocco post pranzo stava lentamente salendo come una droga e il leggero cinguettio degli uccelli, misto al soporifero chiaroscuro che creava la tapparella socchiusa, non aiutava certo la mia mente a stare più sveglia. E infatti non ci ha pensato la stanza, ci ha pensato mia madre a farmi rinsavire. Come ha fatto? Ha visto la valigia piena di libri che ho riportato da Roma ed ha iniziato la cazziata sul fatto che ce ne fossero troppi. Allora io mi alzo, lascio quell’utero caldo che era il mio letto ed inizia a guardare i libri che ho riportato. Due mi saltano agli occhi. Ne accarezzo le copertine e mi tornano alla mente i giorni felici e tranquilli: quando avevo i capelli lunghi, ero un metallaro depresso, misantropo e passavo le mie estati a leggere a casa, da solo, chiuso in camera. Magone, lacrimuccia e poi torno a letto. Come tutti sapete, mi sono fatto invischiare da quella cosa brutta, che tra un po’, un altro acquisto, finirà, che è la Mondadori Card e la promozione Euroclub. Cosa c’entra questo? C’entra eccome: i libri che sto leggendo in questo momento, li ho presi lì. Comunque, apro il libro che sto leggendo, leggo un capitolo, poi un altro, un altro ancora e mi esalto. Come tutte le persone normali anche io, ogni tanto, devo andare al bagno. Tornato in camera, riprendo la lettura. Qualcosa, in quel modo di scrivere, mi ricordava qualcosa. Piazzo il segnalibro e guardo la copertina. Nel mio cervello, i due neuroni iniziano a lavorare bene e scopro l’arcano: il libro che stavo leggendo era degli stessi due autori che mi avevano incantato (e invogliato alla lettura) quando ero un ragazzino ribelle. Di che autori sto parlando? Ma naturalmente di Douglas Preston e Lincoln Child.

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Per chi non li conoscesse, Douglas Preston e Lincoln Child sono una navigata (a metterli insieme, arriviamo ad un totale di quasi 120 anni) coppia di scrittori. Le loro opere, romanzi thriller che sono diventati subito dei best seller, mischiano sapientemente il ritmo di un film d’azione, la freschezza di un diario di viaggio e i tecnicismi di un sci fi. I libri che mi hanno “flippato” da ragazzino sono stati due: “Mount Dragon”:

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Una storia a cavallo tra la fantascienza, un thriller “biologico” e un thriller “informatico”, in cui erano presenti tutti gli elementi che mi hanno fatto adorare la coppia di scrittori: esperimenti al limite della legalità, un protagonista dalle molti doti e capacità, ingiustamente sottostimato, un laboratorio segretissimo nascosto in una zona militarizzata di un deserto enorme, una bella e irraggiungibile ragazza sudamericana ed una corsa contro il tempo. Se consideriamo il fatto che, oltre a tutti questi elementi, in questo libro ho letto la mia prima scena di sesso, siamo a cavallo.

Il secondo libro con cui ero fissatissimo- l’ho letto quattro volte in 12 mesi, era questo: “Relic”

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Questa volta, i due scrittori mi hanno portato all’interno di una foresta equatoriale battuta dal caldo e dall’umidità. Il romanzo narra di una spedizione segreta, del ritrovamento di un fossile e di uno strano predatore che uccide e sgozza tutti. E, casualità, la belva riesce ad arrivare anche a New York. In qualche modo, questo libro, oltre che avermi tenuto incollato per ore ed ore sulle pagine dell’edizione tascabile della Sonzogno che avevo a casa, mi ha immesso in quelle atmosfere fosche che caratterizzeranno molti racconti e romanzi di Clive Barker, uno dei miei grandi idoli letterari. Comunque, nonostante queste due grandi fascinazioni, dopo qualche anno ho smesso di leggere la coppia: ero cresciuto, ero diventato ancora più metallaro, quindi ancora più coglione, avevo già scoperto Stephen King e dovevo leggere Lovecraft, Poe, Welsh e tutta una serie di autori (di cui parleremo) che, in un modo o nell’altro (vedi “Colorado Kid” o  “Le avventure erotiche dei grandi chef”) mi hanno deluso. Ultimamente, rimasto folgorato dalla lettura di Ignazio Silone e Ennio Flaiano, avevo un po’ abbandonato la letteratura americana. E, con il mio solito vezzo, avevo preso a considerarmi un po’ come un moderno Zavattini che deve parlare per forza dell’Italia. Poi ho letto questo libro. Ragazzi, come sempre, avevo sbagliato. Ma, bando alle ciance e prepariamoci ad un altro stupendo viaggio con Douglas Preston e Licoln Child. La prima tappa? Baker Street. Non sai di cosa sto parlando? Adesso te lo spiego:

 

White Fire

TITOLO: Nel fuoco

TITOLO ORIGINALE: White Fire

AUTORI: Douglas Preston, Licoln Child

TRAMA:

Corrie Swanson, studentessa brillante e con un trascorso famigliare pessimo di una prestigiosa scuola di polizia, decide, per completare il suo corso di studi e vincere un importante premio accademico, di fare una studio su una serie di omicidi irrisolti, pare causati da un gruppo di orsi assassini, nella cittadina di Roaring Fork. Dopo una lunga serie di peripezie, aiutata da Pendergast, un agente dell’F.B.I. che le fa praticamente da padre e da tutore, riesce a convincere il suo relatore e farla partire. Le indagini sembrano iniziare bene ma vengono bloccate quasi subito dalla proprietaria di The Heights, un costoso complesso di appartamenti e villette per ricchi nella parte vecchia della città. Corrie non si rassegna e, violando la legge, riesce ad intrufolarsi nel magazzino dove sono conservati i resti dei corpi che vuole analizzare. Nonostante sia stata attenta, viene scoperta e rischia di finire in prigione. Come sempre, Pendergast l’aiuterà e le farà proseguire le indagini. Ma una cosa ben più grave accade: un misterioso piromane inizia ad appiccare fuoco alle ville dei potenti della città, macchiandosi di atroci e sadici delitti. Questo complicherà la ricerca di Corrie? Pendergast potrà aiutarla? Ma, sopratutto, cosa c’entra il leggendario incontro tra Oscar Wilde e Conan Doyle con i brutali delitti? E perché Pendergast è ossessionato dall’ultimo, introvabile, racconto perduto del padre di Sherlock Holmes?

Romanzo avvincente ed emozionante, “Nel Fuoco” è  uscito in Italia nel 2014 ed appartiene a quel vasto numero di opere che hanno, per protagonista, il personaggio di Pendergast. Cosa dire? Ci sono un mucchio di cose molto molto interessanti, per un avido lettore come me: tutto il primo capitolo, la descrizione dell’incontro tra Doyle e Wilde, è narrato con la cura e la grazia di un romanzo ottocentesco. La trama in sè, si svolge bene ed ha un ritmo incalzante. Geniale la trovata di inserire, all’interno del libro, il testo “integrale” del racconto perduto di Sherlock Holmes.  Un’ottima descrizione di una Colorado burbera, artica e piena di pericoli. Pendergast non è il solito detective tutto d’un pezzo che poi si scioglie: fin dalle prima pagine in cui appare, ne vediamo i limiti di “padre putativo” che ha nei confronti di Corrie. Le citazioni a Sherlock Holmes sono provate, controprovate ed approvate dalla società degli Irregolari di Baker Street: l’organo di divulgazione delle opere di Sherlock Holmes più famoso e autorevole che esiste.

 

Vi piace Sherlock Holmes? Dovreste leggere questo libro

Vi piacciono i gialli? Dovreste leggere questo libro

Non conoscete Pendergast? Leggete questo libro: neanche io lo conoscevo

 

Unica nota negativa, qualche “quel bastardo figlio di puttana” di troppo che, alla lunga, guasta un po’

 

Voto: 7 e mezzo